Le ultime elezioni Europee ci hanno visto all'8%. I cittadini ci hanno dato la loro fiducia premiando ciò che fino ad oggi è stato fatto ed il Presidente Antonio Di Pietro con tutto lo staff sta lavorando alla preparazione del congresso che sancirà questa crescita e fiducia.
Il 22 giugno si è riunito l'Esecutivo che ha fissato tempi e tappe di avvicinamento alla grande manifestazione che si terrà la prossima primavera e che vedrà riuniti 3000 delegati provenienti da tutta Italia a decidere la nuova struttura del partito ed i suoi programmi.
In attesa della primavera, nei giorni 18-19-20 settembre ci sarà l'annuale appuntamento di Vasto per la Festa Nazionale dell'Italia dei Valori dove verranno poste le fondamenta
Agli elettori che in tutta Italia, all'Estero ed in particolare a Cremona e Provincia ci hanno riconfermato o fatto conoscere per la prima volta la loro fiducia in ciò che stiamo facendo.
Il nostro Grazie!
sabato 27 giugno 2009
lunedì 13 aprile 2009
CONVEGNO A ROMA 18 APRILE 2009
DAI VALORE ALLA DIFFERENZA: NO ALLA
VIOLENZA
VIOLENZA
Auditorium della Tecnica Via Tupini, n. 65 - ROMA
Ore 10.00: Storia e Storie di Violenza, Prof.ssa Fiorenza Taricone, Associata di "Storia delle Dottrine Politiche" e di "Pensiero Politico e Questione Femminile", Presidente del Comitato di Parità dell'Università di Cassino;
Ore 10.30: La Politica dei Centri Antiviolenza, Avv. Teresa Manente, Responsabile Ufficio Legale "Differenza Donna";
Ore 11.00: La violenza domestica: le risposte inadeguate e i ritardi della politica, Dott. Niccolò Rinaldi, Segretario Generale Aggiunto al PE, ALDE;
Ore 11.30: Lotta alla violenza: una sfida europea, On. Diana Wallis, Vice Presidente del Parlamento Europeo.
Modera Sen. Patrizia Bugnano, Coordinatrice Nazionale Donne IdV.
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Gennaio 2009
PER IL DIRITTO ALLA VITA
di Antonio Di Pietro
Si è conclusa oggi la due giorni di convegno, organizzato e promosso dall'Italia dei Valori, sul tema “Legge 40 e turismo riproduttivo". Sono passati ormai 4 anni dall’applicazione della Legge 40, ed è giunto il momento di fare il punto in un ambito che, fin dall’inizio, ha coinvolto il mondo politico, culturale e scientifico in Italia e all’estero.
Oggi non parliamo di Giustizia. Parliamo di una cosa ancora più importante: la vita.
Parliamo di 3500 embrioni congelati sotto azoto liquido. Questi embrioni sono stati realizzati prima del 2004, prima della Legge 40, quando era possibile che le coppie che non potevano avere figli potevano averli in vitreo. E' successo che molte coppie, in assenza della legge, hanno chiesto ai medici di congelare questi embrioni cosi che, nell'eventualità che il primo embrione innestato non andasse bene, non rifacessero l'operazione clinica e potessero innestare un nuovo embrione già formato in precedenza. In pratica, formavano più embrioni,
ne utilizzavano uno, e se andava male ne utilizzavano un altro. Molte volte è andata bene, grazie a Dio, ma sono “avanzati”, come si dice in brutto gergo, 3500 embrioni, che sono "vita", e sono rimasti sparsi in tutti gli ospedali d'Italia.
Una legge del 2004 ha detto che tutte queste “vite”, seppure allo stato embrionale, devono essere portate tutte presso una sola banca, la Biobanca prevista presso l'ospedale maggiore di Milano, dove dovranno rimanere in attesa di decidere cosa farci. Si è detto di utilizzarli per sperimentazione, si è detto di sopprimerli, mentre l'Italia dei Valori ha fatto una proposta di legge che dice una cosa molto semplice: è vero o non è vero che ci sono molte coppie che vogliono figli e non lo possono avere? Si. E' vero o non è vero che molte di queste coppie, invece di fare l'adozione, vorrebbero che questo figlio nascesse dal loro grembo? Si, ed è naturale che una coppia lo voglia.
Laddove possibile, la nostra proposta è di adottare l'embrione, cioè queste 3500 vite.
Invece di “buttarle nel lavandino”, invece di utilizzarli per sperimentazioni che chissà come andrebbero a finire, diamo la facoltà, a quelle coppie che vogliono, di adottare l'embrione, e quindi di innestarlo nell'utero della donna per fare in modo che sia un bambino loro. La proposta dell'Italia dei Valori, che abbiamo presentato al Parlamento, alla stampa e al mondo scientifico, è quello di non buttare 3500 "vite" soltanto perché sono allo stato embrionale, ma di permettere a quelle coppie che vogliono avere figli di adottarli già nella fase embrionale.
Vorremmo sapere da voi se ritenete che questa nostra proposta sia giusta o meno. A noi pare che sia una proposta che meriti comunque di essere discussa rispetto ad un dato di fatto certo: questi embrioni, col passare del tempo, deperiscono. In questo momento stiamo facendo fare una lenta e brutta fine a delle vite umane senza decidere il da farsi. Questa proposta ha il compito di sollecitare il legislatore a decidere cosa fare con questi embrioni. La nostra proposta è di tenerli in vita, anzi, di dare la vita.
PER IL DIRITTO ALLA VITA
di Antonio Di Pietro
Si è conclusa oggi la due giorni di convegno, organizzato e promosso dall'Italia dei Valori, sul tema “Legge 40 e turismo riproduttivo". Sono passati ormai 4 anni dall’applicazione della Legge 40, ed è giunto il momento di fare il punto in un ambito che, fin dall’inizio, ha coinvolto il mondo politico, culturale e scientifico in Italia e all’estero.
Oggi non parliamo di Giustizia. Parliamo di una cosa ancora più importante: la vita.
Parliamo di 3500 embrioni congelati sotto azoto liquido. Questi embrioni sono stati realizzati prima del 2004, prima della Legge 40, quando era possibile che le coppie che non potevano avere figli potevano averli in vitreo. E' successo che molte coppie, in assenza della legge, hanno chiesto ai medici di congelare questi embrioni cosi che, nell'eventualità che il primo embrione innestato non andasse bene, non rifacessero l'operazione clinica e potessero innestare un nuovo embrione già formato in precedenza. In pratica, formavano più embrioni,
ne utilizzavano uno, e se andava male ne utilizzavano un altro. Molte volte è andata bene, grazie a Dio, ma sono “avanzati”, come si dice in brutto gergo, 3500 embrioni, che sono "vita", e sono rimasti sparsi in tutti gli ospedali d'Italia.
Una legge del 2004 ha detto che tutte queste “vite”, seppure allo stato embrionale, devono essere portate tutte presso una sola banca, la Biobanca prevista presso l'ospedale maggiore di Milano, dove dovranno rimanere in attesa di decidere cosa farci. Si è detto di utilizzarli per sperimentazione, si è detto di sopprimerli, mentre l'Italia dei Valori ha fatto una proposta di legge che dice una cosa molto semplice: è vero o non è vero che ci sono molte coppie che vogliono figli e non lo possono avere? Si. E' vero o non è vero che molte di queste coppie, invece di fare l'adozione, vorrebbero che questo figlio nascesse dal loro grembo? Si, ed è naturale che una coppia lo voglia.
Laddove possibile, la nostra proposta è di adottare l'embrione, cioè queste 3500 vite.
Invece di “buttarle nel lavandino”, invece di utilizzarli per sperimentazioni che chissà come andrebbero a finire, diamo la facoltà, a quelle coppie che vogliono, di adottare l'embrione, e quindi di innestarlo nell'utero della donna per fare in modo che sia un bambino loro. La proposta dell'Italia dei Valori, che abbiamo presentato al Parlamento, alla stampa e al mondo scientifico, è quello di non buttare 3500 "vite" soltanto perché sono allo stato embrionale, ma di permettere a quelle coppie che vogliono avere figli di adottarli già nella fase embrionale.
Vorremmo sapere da voi se ritenete che questa nostra proposta sia giusta o meno. A noi pare che sia una proposta che meriti comunque di essere discussa rispetto ad un dato di fatto certo: questi embrioni, col passare del tempo, deperiscono. In questo momento stiamo facendo fare una lenta e brutta fine a delle vite umane senza decidere il da farsi. Questa proposta ha il compito di sollecitare il legislatore a decidere cosa fare con questi embrioni. La nostra proposta è di tenerli in vita, anzi, di dare la vita.
“Le donne non aspirano solo alle quote rosa – continua la responsabile nazionale Idv Donne - ma desiderano mettere al servizio della società e dei cittadini le loro competenze ed il loro lavoro analizzando fatti e situazioni secondo il loro punto di vista diverso e complementare”. Palermo - O.Speciale
di Giuliana Carlino
Il governo di centrodestra nasconde i problemi sotto il tappeto. Mentre alcuni ministri sono fortemente impegnati a dimostrare che la criminalità in Italia sia figlia solo ed esclusivamente dell’immigrazione clandestina, un’altra piaga si consuma nel silenzio e nell’indifferenza: quella della violenza sulle donne, che sta raggiungendo cifre da vera e propria emergenza nazionale.
Una donna su tre ha subìto violenza fisica, sessuale o psicologica; nella stragrande maggioranza dei casi, il colpevole della violenza è il compagno, il marito, il fidanzato o un ex partner, a dimostrazione che questo genere di reati avviene tra le mura domestiche ed è più difficile da prevenire ed intercettare.
A fronte di questi dati, il governo ha dato “via libera”, nel silenzio imbarazzante del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, al taglio di venti milioni di euro destinati al fondo per la prevenzione istituito dal governo Prodi. Attivazione di numeri verdi, osservatori per il monitoraggio sulla violenza, sostegno alle associazioni territoriali: ora tutti questi servizi rischiano di non vedere la luce.
Il ministro si è impegnato a non far cadere il progetto del precedente governo ed anzi, ad incrementarlo con ulteriori stanziamenti. Noi ce lo auguriamo, chiedendo qualcosa di concreto già a partire dalla prossima immediata manovra di bilancio. Perché di fronte a numeri così inquietanti, non è più tempo per le parole.
Pubblico il resoconto stenografico dell’interrogazione (e delle relative risposta e replica) che ho rivolto, lo scorso 5 giugno, al ministro per le Pari Opportunità. Giuliana Carlino:
Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, la violenza nei confronti delle donne, come tutti ormai sappiamo e come le cronache puntualmente ci ricordano, è un male sempre più diffuso del nostro tempo, autentico esempio di un degrado morale e civile cui sta andando incontro la società in cui viviamo.
È anche, forse, la parte peggiore di una tendenza che vede emergere sempre più lo sgretolamento dell'idea di famiglia e il sopruso dei più forti nei confronti dei più deboli. È una questione delicata, dolorosa, che andrebbe affrontata con un impegno condiviso, uno sforzo comune e coordinato delle istituzioni, associazioni di volontariato, organizzazioni.
Mentre il Governo è impegnato a dimostrare l'improbabile equazione criminalità uguale immigrazione, i dati dell'EURES ci dicono che in Italia un omicidio su quattro viene compiuto in famiglia, tra le mura domestiche.
Di questi omicidi, il 70 per cento ha come vittime donne
e quasi sempre, salvo casi rarissimi, il colpevole è un conoscente o un congiunto diretto. Una ricerca ISTAT del 2006 mostrava dati allarmanti circa la violenza fisica e sessuale subita dalle donne: 6.743.000 le donne dichiarate vittime di soprusi; sempre nel 2006 si sono registrati 74.000 tra tentativi e stupri veri e propri: di questi, il 70 per cento sono stati compiuti da partner o ex partner, a
dimostrazione che questo dramma alberga più nel silenzio della vita privata che non nel clamore mediatico suscitato dai reati compiuti da extracomunitari o immigrati clandestini.Credo che il quadro che abbiamo di fronte sia chiaro.
Ecco perché è con sconcerto e rammarico che l'Italia dei Valori e l'intera opposizione hanno appreso del taglio di 20 milioni di euro effettuato per lasciar posto all'eliminazione dell'ICI.
Certo, non è una cifra esorbitante se confrontata con altri pesanti e discutibili tagli, come i 400 milioni per l'ambiente o i 353 milioni per il trasporto pubblico locale, ma è indicativa, a nostro avviso, della superficialità e del cinismo con cui il Governo intende metter mano al problema.
Quei 20 milioni erano destinati ad un Piano per la prevenzione contro la violenza sulle donne e con consenso unanime del Parlamento erano stati approvati con la legge finanziaria 2008 ed avevano già un preciso impegno di spesa: attivazione di numeri verdi, osservatorio per il monitoraggio delle violenze, campagne di promozione sociale, sostegno alle associazioni territoriali.
di Giuliana Carlino
Il governo di centrodestra nasconde i problemi sotto il tappeto. Mentre alcuni ministri sono fortemente impegnati a dimostrare che la criminalità in Italia sia figlia solo ed esclusivamente dell’immigrazione clandestina, un’altra piaga si consuma nel silenzio e nell’indifferenza: quella della violenza sulle donne, che sta raggiungendo cifre da vera e propria emergenza nazionale.
Una donna su tre ha subìto violenza fisica, sessuale o psicologica; nella stragrande maggioranza dei casi, il colpevole della violenza è il compagno, il marito, il fidanzato o un ex partner, a dimostrazione che questo genere di reati avviene tra le mura domestiche ed è più difficile da prevenire ed intercettare.
A fronte di questi dati, il governo ha dato “via libera”, nel silenzio imbarazzante del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, al taglio di venti milioni di euro destinati al fondo per la prevenzione istituito dal governo Prodi. Attivazione di numeri verdi, osservatori per il monitoraggio sulla violenza, sostegno alle associazioni territoriali: ora tutti questi servizi rischiano di non vedere la luce.
Il ministro si è impegnato a non far cadere il progetto del precedente governo ed anzi, ad incrementarlo con ulteriori stanziamenti. Noi ce lo auguriamo, chiedendo qualcosa di concreto già a partire dalla prossima immediata manovra di bilancio. Perché di fronte a numeri così inquietanti, non è più tempo per le parole.
Pubblico il resoconto stenografico dell’interrogazione (e delle relative risposta e replica) che ho rivolto, lo scorso 5 giugno, al ministro per le Pari Opportunità. Giuliana Carlino:
Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, la violenza nei confronti delle donne, come tutti ormai sappiamo e come le cronache puntualmente ci ricordano, è un male sempre più diffuso del nostro tempo, autentico esempio di un degrado morale e civile cui sta andando incontro la società in cui viviamo.
È anche, forse, la parte peggiore di una tendenza che vede emergere sempre più lo sgretolamento dell'idea di famiglia e il sopruso dei più forti nei confronti dei più deboli. È una questione delicata, dolorosa, che andrebbe affrontata con un impegno condiviso, uno sforzo comune e coordinato delle istituzioni, associazioni di volontariato, organizzazioni.
Mentre il Governo è impegnato a dimostrare l'improbabile equazione criminalità uguale immigrazione, i dati dell'EURES ci dicono che in Italia un omicidio su quattro viene compiuto in famiglia, tra le mura domestiche.
Di questi omicidi, il 70 per cento ha come vittime donne
e quasi sempre, salvo casi rarissimi, il colpevole è un conoscente o un congiunto diretto. Una ricerca ISTAT del 2006 mostrava dati allarmanti circa la violenza fisica e sessuale subita dalle donne: 6.743.000 le donne dichiarate vittime di soprusi; sempre nel 2006 si sono registrati 74.000 tra tentativi e stupri veri e propri: di questi, il 70 per cento sono stati compiuti da partner o ex partner, a
dimostrazione che questo dramma alberga più nel silenzio della vita privata che non nel clamore mediatico suscitato dai reati compiuti da extracomunitari o immigrati clandestini.Credo che il quadro che abbiamo di fronte sia chiaro.
Ecco perché è con sconcerto e rammarico che l'Italia dei Valori e l'intera opposizione hanno appreso del taglio di 20 milioni di euro effettuato per lasciar posto all'eliminazione dell'ICI.
Certo, non è una cifra esorbitante se confrontata con altri pesanti e discutibili tagli, come i 400 milioni per l'ambiente o i 353 milioni per il trasporto pubblico locale, ma è indicativa, a nostro avviso, della superficialità e del cinismo con cui il Governo intende metter mano al problema.
Quei 20 milioni erano destinati ad un Piano per la prevenzione contro la violenza sulle donne e con consenso unanime del Parlamento erano stati approvati con la legge finanziaria 2008 ed avevano già un preciso impegno di spesa: attivazione di numeri verdi, osservatorio per il monitoraggio delle violenze, campagne di promozione sociale, sostegno alle associazioni territoriali.
CONGRESSO PROVINCIALE ITALIA DEI VALORI
CREMONA 21.02.2009
PRESENTAZIONE DELLA CANDIDATURA ALLA CARICA DI
COORDINATORE PROVINCIALE DONNE - ITALIA DEI VALORI
DANIELA GORLA
“IL RUOLO DELLE RELAZIONI SOCIALI E IL TERRITORIO”
Nel presentare la mia candidatura come coordinatrice delle donne per la provincia di Cremona, voglio prima ringraziare tutto il Gruppo di IDV con il quale ho lavorato in questi mesi, mi ha dato fiducia e oggi è qui presente.
Non è da molto tempo che mi affaccio alla vita politica del partito ma è dalla prima candidatura di Di Pietro che sostengo e credo in questo partito nuovo.
Nuovo, ai miei occhi, perché distante da schieramenti politici “consumati”, nuovo
perché ha le sue fondamenta nella lotta all’illegalità, male oscuro che tormenta e
corrode in modo più o meno evidente tutto il nostro paese, fino a frantumare e
talvolta uccidere le voci più critiche e vere.
Nuovo in quanto intende promuovere, e cito lo Statuto Nazionale di Idv “la cultura della solidarietà sociale e familiare, della libertà individuale e del buon governo guardando con particolare attenzione alle grandi tematiche dei diritti civili, ai quali i movimenti ambientalisti, delle donne e dei giovani hanno dato un forte contributo”.
Da anni lavoro come insegnante nella scuola, una scuola un po’ particolare, una scuola d’arte. Dal’95 mi sono specializzata e lavoro a fianco del disagio o dei cosiddetti diversamente abili.
Ogni giorno, nel mio lavoro, una piccola conquista è una grande conquista, una
sconfitta è una preziosa esperienza per migliorare le competenze future.
Si raccolgono dati, si osserva la realtà e si ipotizza un lavoro che viene continuamente verificato nella pratica.
Per la mia scuola che ha due sedi, una a Crema e l’altra a Cremona, mi occupo dal 2000 di Progetti FSE in intesa con gli Enti formativi presenti sul nostro territorio.
Dal 2002, inoltre, sono responsabile, per le due Sedi, dell’ Orientamento in Uscita, nel quale è importante formare per inserire i nostri giovani, sia in ambito universitario che professionale.
Dialogo, per questi motivi, con le realtà pubbliche e private territoriali che si occupano della formazione nell’arco dell’intera vita.
Ho collaborato con l’Ufficio H del CSA, e in intesa con gli Enti, propongo e progetto percorsi formativi con particolare riferimento all’accessibilità e alle tematiche del disagio e dell’handicap in raccordo con la scuola.
La mia particolare esperienza mi rende sensibile alle realtà culturali meno
appariscenti, presenti sul nostro territorio e alle loro potenziali risorse alternative.
Realtà che possono guardare al futuro sapendo usare l’ambiente e le nostre risorse specifiche, settoriali, come crescita dalla quale ripartire e saper essere competitivi in futuro.
La mia esperienza sociale vorrei ora metterla a disposizione del gruppo di Idv di
Cremona, chiedendo la collaborazione di tutti, in modo particolare del Responsabile Provinciale e del Coordinatore Cittadino, affinché l’organizzazione politica del nostro partito diventi reale riferimento per quelle voci sociali, culturalmente e umanamente più ricche ma non sempre adeguatamente conosciute.
Conoscere, raccogliere, dialogare, comunicare e mettere in rete le risorse soggettive e pubbliche è uno dei ruoli fondamentali che Idv di Cremona, a mio avviso, dovrebbe svolgere.
Il ruolo delle donne
Le donne osservano, comunicano, conoscono, dialogano consapevolmente, mettono in relazione. E’ il loro ruolo nella vita, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro.
Le donne non pensano prevalentemente alle quote rosa ma “desiderano mettere al servizio della società e dei cittadini le loro competenze ed il loro lavoro analizzando fatti e situazioni secondo il loro punto di vista diverso e complementare” O.Speciale Responsabile Idv Palermo.
Seguendo le terribili e sempre più frequenti notizie delle nostre cronache in questo momento, è indispensabile parlare del difficile ruolo delle donne o di tutte le minoranze, le diversità che sono sempre più colpite e poco difese.
Credo che le donne di Idv di Cremona debbano immediatamente costituire un gruppo di lavoro concreto, attento al territorio che si confronti con le realtà già attive: il centro contro la violenza alle donne, il centro multiculturale, i centri culturali particolarmente attenti a diffondere l’istruzione, la cultura dell’integrazione, del sapere in interazione con le altre realtà provinciali, regionali, nazionale ed europee.
Questi gruppi di esperienze concrete sono talvolta più conosciuti all’esterno della
nostra città che non al suo interno.
Qualche volta, a Cremona, si tende a favorire o ad ascoltare le solite voci o le solite istituzioni, trascurando forze più vive e dinamiche spesso lontane dalla politica.
Non esistono rinnovamento e futuro per il nostro paese in una condizione perniciosa, culturalmente offuscata e annullata da massificazioni e coercizioni culturali più o meno evidenti.
La nostra realtà provinciale
Il nostro territorio è fortemente inquinato.
Le donne di Idv devono promuovere, affiancare, sostenere la politica del Partito
affinché sia sempre più concretamente attento alle nuove energie sostenibili, a
contenere e a migliorare l’ambiente nel quale viviamo e nel quale crescono e
cresceranno i nostri figli.
Sosteniamo e promuoviamo i progetti che possano migliorare la nostra qualità di vita.
Promuoviamo e diamo vera forza alla realtà artigianale che caratterizza le nostre
terre, le nostre competenze: da tempo non siamo più competitivi in molti settori, anche in quelli più tradizionali, ci siamo persi la qualità di vita futura in cambio di poco.
La ricerca e la promozione sono linfa vitale per il futuro di tutti.
Esistono gruppi di ricerca nelle Università del nostro territorio: ascoltiamoli.
Promuoviamo incontri, dibattiti, seminari tematici.
La famiglia e la scuola
Parlare di scuola in questo momento è eticamente e moralmente indispensabile.
L’ operazione subdola, culturalmente e socialmente pericolosa portata
consapevolmente e strumentalmente a compimento con la “Riforma” Gelmini, nei
confronti dello smantellamento della scuola Pubblica va continuamente denunciato.
Le famiglie non saranno più sostenute. La scuola privata si.
Con amarezza, chiedendovi un po’ di pazienza, vi cito, a questo proposito, il discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma, l’11 febbraio 1950:
“Ci sono pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. C’è una forma diversa per arrivare a trasformare la
scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torbido, come certe polmoniti che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime..Facciamo l’ipotesi che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza….
Così la scuola diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare a prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora.
Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare le sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto.
Dare alle scuole private denaro pubblico.
Le famiglie saranno in difficoltà, chiediamo ai Comuni le integrazioni. La carenza della scuola a tempo pieno renderà ancora più instabile il lavoro delle donne.
L’operazione di smantellamento culturale che si sta facendo, anche nelle esperienze eccellenti del nostri sistema formativo, avrà ricadute negative culturali ed economiche nelle famiglie e nel nostro Paese.
Cosa fare
In questo clima, nel quale il Piano di Rinascita Democratica della Loggia P2
sequestrato alla figlia di Licio Gelli nell’estate del 1982, sembra aver raggiunto
molteplici dei suoi subdoli obbiettivi, come donne e come partito di Idv, informiamo, parliamo, diffondiamo, difendiamo la cultura, la conoscenza la realtà vera delle cose. IdV e in particolare le donne hanno, avranno un ruolo fondamentale per combattere in prima istanza la crisi dei valori.
Strutturiamo e mettiamo in rete le buone prassi, le forze vive delle realtà del nostro territorio.
Dove esistono progetti e finanziamenti aiutiamo a costruire percorsi di ricerca seria finalizzata alla creazione di nuovi lavori e nuove intelligenze.
Grazie.
DANIELA GORLA
CREMONA 21.02.2009
PRESENTAZIONE DELLA CANDIDATURA ALLA CARICA DI
COORDINATORE PROVINCIALE DONNE - ITALIA DEI VALORI
DANIELA GORLA
“IL RUOLO DELLE RELAZIONI SOCIALI E IL TERRITORIO”
Nel presentare la mia candidatura come coordinatrice delle donne per la provincia di Cremona, voglio prima ringraziare tutto il Gruppo di IDV con il quale ho lavorato in questi mesi, mi ha dato fiducia e oggi è qui presente.
Non è da molto tempo che mi affaccio alla vita politica del partito ma è dalla prima candidatura di Di Pietro che sostengo e credo in questo partito nuovo.
Nuovo, ai miei occhi, perché distante da schieramenti politici “consumati”, nuovo
perché ha le sue fondamenta nella lotta all’illegalità, male oscuro che tormenta e
corrode in modo più o meno evidente tutto il nostro paese, fino a frantumare e
talvolta uccidere le voci più critiche e vere.
Nuovo in quanto intende promuovere, e cito lo Statuto Nazionale di Idv “la cultura della solidarietà sociale e familiare, della libertà individuale e del buon governo guardando con particolare attenzione alle grandi tematiche dei diritti civili, ai quali i movimenti ambientalisti, delle donne e dei giovani hanno dato un forte contributo”.
Da anni lavoro come insegnante nella scuola, una scuola un po’ particolare, una scuola d’arte. Dal’95 mi sono specializzata e lavoro a fianco del disagio o dei cosiddetti diversamente abili.
Ogni giorno, nel mio lavoro, una piccola conquista è una grande conquista, una
sconfitta è una preziosa esperienza per migliorare le competenze future.
Si raccolgono dati, si osserva la realtà e si ipotizza un lavoro che viene continuamente verificato nella pratica.
Per la mia scuola che ha due sedi, una a Crema e l’altra a Cremona, mi occupo dal 2000 di Progetti FSE in intesa con gli Enti formativi presenti sul nostro territorio.
Dal 2002, inoltre, sono responsabile, per le due Sedi, dell’ Orientamento in Uscita, nel quale è importante formare per inserire i nostri giovani, sia in ambito universitario che professionale.
Dialogo, per questi motivi, con le realtà pubbliche e private territoriali che si occupano della formazione nell’arco dell’intera vita.
Ho collaborato con l’Ufficio H del CSA, e in intesa con gli Enti, propongo e progetto percorsi formativi con particolare riferimento all’accessibilità e alle tematiche del disagio e dell’handicap in raccordo con la scuola.
La mia particolare esperienza mi rende sensibile alle realtà culturali meno
appariscenti, presenti sul nostro territorio e alle loro potenziali risorse alternative.
Realtà che possono guardare al futuro sapendo usare l’ambiente e le nostre risorse specifiche, settoriali, come crescita dalla quale ripartire e saper essere competitivi in futuro.
La mia esperienza sociale vorrei ora metterla a disposizione del gruppo di Idv di
Cremona, chiedendo la collaborazione di tutti, in modo particolare del Responsabile Provinciale e del Coordinatore Cittadino, affinché l’organizzazione politica del nostro partito diventi reale riferimento per quelle voci sociali, culturalmente e umanamente più ricche ma non sempre adeguatamente conosciute.
Conoscere, raccogliere, dialogare, comunicare e mettere in rete le risorse soggettive e pubbliche è uno dei ruoli fondamentali che Idv di Cremona, a mio avviso, dovrebbe svolgere.
Il ruolo delle donne
Le donne osservano, comunicano, conoscono, dialogano consapevolmente, mettono in relazione. E’ il loro ruolo nella vita, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro.
Le donne non pensano prevalentemente alle quote rosa ma “desiderano mettere al servizio della società e dei cittadini le loro competenze ed il loro lavoro analizzando fatti e situazioni secondo il loro punto di vista diverso e complementare” O.Speciale Responsabile Idv Palermo.
Seguendo le terribili e sempre più frequenti notizie delle nostre cronache in questo momento, è indispensabile parlare del difficile ruolo delle donne o di tutte le minoranze, le diversità che sono sempre più colpite e poco difese.
Credo che le donne di Idv di Cremona debbano immediatamente costituire un gruppo di lavoro concreto, attento al territorio che si confronti con le realtà già attive: il centro contro la violenza alle donne, il centro multiculturale, i centri culturali particolarmente attenti a diffondere l’istruzione, la cultura dell’integrazione, del sapere in interazione con le altre realtà provinciali, regionali, nazionale ed europee.
Questi gruppi di esperienze concrete sono talvolta più conosciuti all’esterno della
nostra città che non al suo interno.
Qualche volta, a Cremona, si tende a favorire o ad ascoltare le solite voci o le solite istituzioni, trascurando forze più vive e dinamiche spesso lontane dalla politica.
Non esistono rinnovamento e futuro per il nostro paese in una condizione perniciosa, culturalmente offuscata e annullata da massificazioni e coercizioni culturali più o meno evidenti.
La nostra realtà provinciale
Il nostro territorio è fortemente inquinato.
Le donne di Idv devono promuovere, affiancare, sostenere la politica del Partito
affinché sia sempre più concretamente attento alle nuove energie sostenibili, a
contenere e a migliorare l’ambiente nel quale viviamo e nel quale crescono e
cresceranno i nostri figli.
Sosteniamo e promuoviamo i progetti che possano migliorare la nostra qualità di vita.
Promuoviamo e diamo vera forza alla realtà artigianale che caratterizza le nostre
terre, le nostre competenze: da tempo non siamo più competitivi in molti settori, anche in quelli più tradizionali, ci siamo persi la qualità di vita futura in cambio di poco.
La ricerca e la promozione sono linfa vitale per il futuro di tutti.
Esistono gruppi di ricerca nelle Università del nostro territorio: ascoltiamoli.
Promuoviamo incontri, dibattiti, seminari tematici.
La famiglia e la scuola
Parlare di scuola in questo momento è eticamente e moralmente indispensabile.
L’ operazione subdola, culturalmente e socialmente pericolosa portata
consapevolmente e strumentalmente a compimento con la “Riforma” Gelmini, nei
confronti dello smantellamento della scuola Pubblica va continuamente denunciato.
Le famiglie non saranno più sostenute. La scuola privata si.
Con amarezza, chiedendovi un po’ di pazienza, vi cito, a questo proposito, il discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma, l’11 febbraio 1950:
“Ci sono pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. C’è una forma diversa per arrivare a trasformare la
scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torbido, come certe polmoniti che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime..Facciamo l’ipotesi che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza….
Così la scuola diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare a prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora.
Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare le sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto.
Dare alle scuole private denaro pubblico.
Le famiglie saranno in difficoltà, chiediamo ai Comuni le integrazioni. La carenza della scuola a tempo pieno renderà ancora più instabile il lavoro delle donne.
L’operazione di smantellamento culturale che si sta facendo, anche nelle esperienze eccellenti del nostri sistema formativo, avrà ricadute negative culturali ed economiche nelle famiglie e nel nostro Paese.
Cosa fare
In questo clima, nel quale il Piano di Rinascita Democratica della Loggia P2
sequestrato alla figlia di Licio Gelli nell’estate del 1982, sembra aver raggiunto
molteplici dei suoi subdoli obbiettivi, come donne e come partito di Idv, informiamo, parliamo, diffondiamo, difendiamo la cultura, la conoscenza la realtà vera delle cose. IdV e in particolare le donne hanno, avranno un ruolo fondamentale per combattere in prima istanza la crisi dei valori.
Strutturiamo e mettiamo in rete le buone prassi, le forze vive delle realtà del nostro territorio.
Dove esistono progetti e finanziamenti aiutiamo a costruire percorsi di ricerca seria finalizzata alla creazione di nuovi lavori e nuove intelligenze.
Grazie.
DANIELA GORLA
E' NATO IL
COORDINAMENTO DONNE IDV - LOMBARDIA
Che cos’è:
E’ uno spazio – che si integra con quello maschile - in cui ciascuna donna, approcciandosi alla realtà in modo originale e specifico, può riconoscersi,
impegnarsi e confrontarsi per raggiungere un’effettiva parità di generi.
I temi del nostro impegno:
• la realizzazione di una pari indipendenza economica per gli uomini e le
donne;
• il favorire l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare;
• l’eliminazione degli stereotipi di genere e della violenza su donne e
bambini;
• il contrastare l’allontanamento dei giovani dalla politica attraverso
l’elaborazione di un progetto politico nuovo;
• la promozione di una politica di vera integrazione;
• quelli di genere di volta in volta emersi a livello territoriale;
Noi donne dell’IDV - Lombardia:
• intendiamo impegnarci a diversi livelli, europeo, nazionale, regionale e
territoriale, coinvolgendo istituzioni e cittadini, mediante proposte e
disegni di legge, convegni con esperti e campagne di sensibilizzazione.
Coordinamento Donne IDV – Regione Lombardia:
Alberta Liuzzo
ABBIAMO BISOGNO ANCHE DI TE!!
Per aderire:
Coordinamento Donne IDV – Provincia di Cremona:
Daniela Gorla
gorla.Daniela@gmail.com
cell. 348 3627565
Coordinamento Donne IDV – Provincia di Cremona:
Daniela Gorla
gorla.Daniela@gmail.com
cell. 348 3627565
sabato 11 aprile 2009
In occasione del primo evento nazionale organizzato dal Coordinamento nazionale Donne che si volgerà a Roma il 18 Aprile p.v. dalle 10.30 alle12.30 sul tema della violenza contro le donne, sarà presente anche una rappresentanza delle Donne IDV di Cremona.
Un viaggio in pullman, organizzato dal Nazionale, con partenza da Milano nella tarda sera di Venerdì dove faremo ritorno il sabato sera, sarà sicuramente una bella sfacchinata ma ci saremo a testimoniare la nostra presenza sul territorio Cremonese.
ernesta
Un viaggio in pullman, organizzato dal Nazionale, con partenza da Milano nella tarda sera di Venerdì dove faremo ritorno il sabato sera, sarà sicuramente una bella sfacchinata ma ci saremo a testimoniare la nostra presenza sul territorio Cremonese.
ernesta
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martedì 31 marzo 2009
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